Il film che non ho mai visto

GiovanniDelloIacovo
2 min readNov 23, 2020

Il film da cui è tratto questo fotogramma, “Cruising”, non l’ho mai visto. Anzi: penso che, fino a oggi, neanche sia mai andato a cercarmi qualcosa che mi facesse capire di cosa si trattasse.

Un frammento del fim “Cruising”

Oggi è lunedì ma, quarant’anni fa, era domenica e, lungo i due lati di Corso Giannone, a Foggia, erano disposte le bancarelle della Fiera di Santa Caterina.

Alle 7 e mezza di sera, mentre ciondolavamo svogliatamente e parlando di cazzate, con tre amici ci fermammo davanti a un negozio di lampadari, in mezzo a un piccolo gruppo di persone che guardava ipnotizzato lo spettacolo dell’oscillazione compatta, a destra e sinistra, di tutti gli oggetti appesi.

Continuammo a camminare e andammo prima al “Sottozero”, dove ci cacciarono senza spiegazioni.

Poi andammo al “Capitol” per vedere che film davano e, vedendo sulla locandina Al Pacino, ci infilammo. Erano accese solo le luci di servizio e il signore alla cassa ci mandò via in malo modo, scuotendo la testa.

Niente, non capimmo niente.

Dal centro della città ce ne tornammo verso il nostro quartiere e, arrivati all’altezza delle case popolari di Viale Mazzini, cominciammo a vedere capannelli di gente per strada che stava in silenzio.

Dopo aver lasciato gli amici, solo quando arrivai quasi sotto casa mia cominciai a pensare che era successo qualcosa di straordinario. Mia madre per strada a quell’ora, di domenica, non l’avevo mai vista, se non alla messa di Pasqua o alla vigilia di Natale. Sul divanetto posteriore della nostra auto, c’era rannicchiata una ragazza avvolta in un accappatoio rosso.

C’era stato il terremoto e io, con i miei amici, non avevamo sentito, né capito niente.

Perciò penso di essere stato l’unico, nel mio condominio, quella notte, a dormire a casa, mentre tutti dormirono in macchina sotto lo stadio “Zaccheria”.

Quando, verso l’una, mi affacciai alla finestra e vidi che tutti gli edifici erano avvolti in un buio e in un silenzio assoluti, mi decisi ad appoggiare una matita dritta sul comodino, illudendomi di svegliarmi se fosse caduta a causa di un’altra scossa.

Non ricordo altro che queste immagini frammentate. E azioni totalmente fuori luogo accolte dagli altri, al più, con un’opposizione mesta, rassegnata, stordita.

Per me, il grande terremoto del 23 novembre 1980 cominciò il giorno dopo, quando non riuscivamo a parlare al telefono con nessuno della famiglia di mio padre, a Montesarchio. E neanche con i nonni e gli zii materni che erano ad Ascoli Satriano.

Il martedì, io e mio padre salimmo in un treno e attraversammo, per ore interminabili, un paesaggio spettrale lungo la Foggia-Benevento. E, dentro e fuori dal treno, non c’erano colori né voci, né rumori. Niente.

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GiovanniDelloIacovo

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