Più reale della realtà

GiovanniDelloIacovo
4 min readNov 28, 2020

Prima, molto prima che Barak Obama provasse a squarciare il velo del teatro messo in scena da Donald Trump contrapponendo reality e reality show, un più sofisticato gioco di parole tra reel e real era già lanciato da Marshall McLuhan nell’arcinoto “Gli strumenti del comunicare”, attribuendolo a James Joyce e alla sua profezia sulla profonda trasformazione che le “esperienze” umane avrebbero subito con la crescente possibilità di fissare un evento e di riprodurlo.

L’immaginario individuale e collettivo è ormai inflazionato da eventi fissati e riprodotti nell’universo del web, attraverso tecniche che si raffinano sempre più per riuscire nella manipolazione. Oppure per svelarla e provare a restituire autenticità all’esperienza.

In questo senso, la fotografia è l’archetipo della verità “tradita”, anche quando si propone quale vera, come appunto scriveva McLuhan cinquantasei anni fa.

Tra i fotografi c’è un dibattito che non finisce mai sulla «conquista dell’ubiquità» e sulla proliferazione di scatti realizzati, esibiti e distribuiti digitalmente. Un pezzo di questa discussione riguarda proprio le tecniche e gli artifici resi possibili da strumenti a ormai larghissima e pressoché gratuita accessibilità, a partire dalla banale tavolozza di filtri che anche lo smartphone più povero mette a disposizione.

Wikimedia è la fondazione nata nel 2003 con lo scopo dichiarato di incoraggiare e distribuire contenuti liberi e che progetta Wikipedia. Ogni anno lancia un concorso fotografico centrato sul patrimonio storico e culturale di ogni nazione, i cui scatti servono ad arricchire l’illustrazione delle pagine di Wikipedia e a incrementare il gigantesco archivio di immagini digitali di Wikimedia Commons, al momento con 66 milioni 499.095 file caricati. Guardate i 10 scatti appena premiati da Wikimedia Italia.

Questa di Alberto Busini, insegnante, appassionato di fotografia dal 2009 e tra i fondatori del Circolo fotografico di San Severo, ritrae Lesina, ingiustamente (fortunatamente?) considerata Gargano e Puglia “di serie B” dal punto di vista della fascinazione e che, insieme ad altre comunità che si affacciano sui laghi costieri di Lesina e di Varano, sta provando a “sgomitare” nel #weareinpuglia mainstream.

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Tutto_rosa.tif

Immaginario in cui già troneggia Polignano a Mare, arrivato primo con questo scatto strepitoso di Cala Porto battuta da una delle celebri mareggiate, caricato due mesi fa su Wikimedia Commons.

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/9/93/Mareggiata_Polignano.png

Così come molto fotografata è Santa Cesarea Terme, sebbene lo scatto entrato nella “top ten” di Wiki Loves Monuments 2020 rifletta uno sguardo originale e unico.

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/9/9b/Un_comignolo_differente.jpg

Meno battuta è certamente Brindisi, ancora meno l’angolo tutto urbano arrivato a secondo posto, come quello del Nuovo Teatro Verdi, un’architettura ambiziosa e moderna, realizzata come fosse una palafitta su resti di costruzioni romane.

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/0/01/Brindisi_-_Teatro_Verdi_-_particolare_della_facciata.jpg

Sono tutti scatti elaborati e rielaborati e forse anche più seducenti in quanto rielaborati: a dispetto dell’ostentata amatorialità, filtri e altri artifici “formano” un’esperienza molto significativa.

D’altronde quella che passa per essere la più pagata fotografia della storia — un “piatto” ritratto del fiume Reno nei dintorni di Dusseldorf — per spiegazione del suo stesso autore, Andreas Gursky, è il frutto di uno scatto programmaticamente artefatto, al punto che furono eliminati al computer gli edifici che sorgevano sul bordo del fiume, opposto all’angolo in cui si trovava il fotografo. Più digitale di così.

Andreas Gursky, Rhein II

Sulla spinta del contest tutto digitale di Wikimedia, altri quattro scatti entreranno con maggiore forza nel caleidoscopio che riflette l’attrattivo brand pugliese. Che prospera da oltre un decennio con un mezzo miracolo: chi è raggiunto e sedotto da immagini come queste, non è deluso dall’esperienza reale.
Paiono contraddirsi la profezia di Joyce e l’analisi di McLuhan. Oppure confermarsi. Al punto che il reel, la bobina che si svolge nello scambio digitale, ha sostituito la realtà e il modo con cui la “sentono” i corpi e i cervelli delle persone.
Non è paradossale, perciò, che la “semplice” fotografia immessa sul proscenio del web e dei social continui ad avere tutele per 20 anni, mentre la protezione autoriale e patrimoniale per la cosiddetta “opera fotografica” si prolunghi per 70 anni dopo la morte?

--

--

GiovanniDelloIacovo

#Giornalista. Mi occupo di #comunicazione, #innovazione #digitale, #pianificazionestrategica e #sviluppolocale